Il compositore coreano Isang Yun, tra i primi a realizzare una fusione tra i dettami avanguardistici di derivazione darmstadtiana e le peculiarità tecniche e teoriche della musica dell’estremo Oriente, completa gli studi musicali nel paese natale e in Giappone, quindi si reca in Europa nella metà degli anni ‘50, prima a Parigi, poi a Berlino, per perfezionare la conoscenza delle tecniche dodecafoniche, che avrebbe in seguito incorporato in un personale sistema compositivo, radicato comunque nella cultura asiatica.
A questo riguardo sono illuminanti le considerazioni svolte nel corso di una conferenza tenuta nel 1993 alla Hochschule für Musik di Salisburgo: “[…]il suono dell’occidente è come una matita da disegno che traccia delle linee, mentre i suoni asiatici sono come pennellate, spesse, sottili e anche non diritte, che portano in sé la possibilità di una creazione flessibile. […] Bisogna capirlo dal punto di vista del Taoismo: il suono è sempre presente, fluido, nel cosmo, tutto lo spazio è pieno di suono, mentre la teoria e la filosofia europee dicono che il suono è creato dall’uomo. Questa breve citazione è tratta dal volume curato da Hanns-Werner Heister e Walter-Wolfgang Sparrer, Isang Yun. Musica nello Spirito del Tao, pubblicato da Ricordi in italiano.
Una profonda spiritualità sottesa è insita nell’opera di Yun, che è stato peraltro uno stimato didatta, alla cui scuola si sono formati autori di notevole qualità, come Toshio Hosokawa.
Brani eseguiti al Festival Milano Musica
Gasa (11 ottobre 2009)
Brani eseguiti a Musica nel nostro tempo
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