Nel 1537 era fanciullo cantore nella basilica di S. Maria Maggiore a Roma. Nel 1544 fu nominato organista e maestro di canto nel duomo di Palestrina e nel 1547 sposò Lucrezia Gori, dalla quale ebbe tre figli, Rodolfo, Angelo e Iginio. Quando il vescovo di Palestrina, Giovanni Maria del Monte, fu fatto papa col nome di Giulio III, gli propose di diventare maestro della cappella Giulia a Roma: nel 1551 Palestrina ebbe l’incarico, che lasciò nel 1555 in seguito alla nomina a cantore della cappella Sistina. Nello stesso anno il papa lo licenziò insieme ad altri due musicisti perché non erano celibi: ma Palestrina riuscì ad ottenere la carica di maestro di cappella di S. Giovanni in Laterano, succedendo a Orlando di Lasso. Nel 1560, scontento del trattamento economico, diede le dimissioni per divenire, un anno dopo, maestro di S. Maria Maggiore. Nel 1565 lasciò anche questa carica per quella di direttore dell’educazione musicale nel nuovo Seminario romano.
In tutti questi anni Palestrina fu attivo anche nel campo della musica profana, e diresse rappresentazioni di vario genere nella villa di Tivoli del Cardinale Ippolito d’Este. Nel 1571 tornò alla cappella Giulia in qualità di maestro. Nel 1580, morta – dopo due figli – anche la moglie, decise di farsi prete. Ma l’anno successivo cambiò idea, sposò una ricca vedova, Virginia Dormoli, proprietaria di un negozio di pellicceria, e si dedicò per il resto della sua vita alla composizione e alla pubblicazione delle sue opere. I suoi funerali ebbero luogo in S. Pietro: sulla sua bara fu ricordato come “princeps musicae”. Venne sepolto sotto la cappella Nuova in S. Pietro.
(cit. da La nuova enciclopedia della musica Garzanti)
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