John Cage nasce a Los Angeles il 5 settembre del 1912 da una famiglia molto religiosa, che ha poco a che vedere con la musica. Abortite molto presto le aspirazioni a diventare ministro di culto, scrittore e architetto, il giovane Cage si avvicina alla musica nel suo primo viaggio in Europa. È a quel periodo che risalgono le sue prime composizioni, ben presto dimenticate.
Tornato in America nel 1931, appena diciannovenne, comincia a dedicarsi seriamente agli studi musicali. Prende lezioni di composizione da Richard Buhling, Henry Cowell e Adolph Weiss, quindi convince Arnold Schönberg a impartirgli lezioni gratuite.
Dal 1936 al 1960 insegna alla Cornish School di Seattle, al Mills College di Oakland, al Chicago Institute of Design, al Black Mountain College, alla New School for Social Research di New York e in altre scuole.
Cage elabora un linguaggio intimo e rivoluzionario, partendo dalla dissacrazione totale delle regole musicali classiche e tradizionali. Inventore geniale, più che compositore (come lo definiva Schoenberg), intuisce le potenzialità timbriche del “pianoforte preparato”, componendo per questo antico e rinnovato strumento la serie di Sonate e Interludi: una sorta di provocazione in puro stile dadaista nei riguardi dell’inviolabilità degli strumenti “classici”, in cui il pianoforte, strumento romantico per eccellenza, viene “violentato” con oggetti di uso quotidiano.
Cage supera la costruzione musicale basata sulla struttura armonica in favore di una struttura ritmica, intesa semplicemente come successione di durate, che potevano ospitare qualsiasi suono, convenzionalmente musicale e non, incluso il silenzio, concetto che poi mette in pratica nel celebre brano pianistico 4’33” del 1952.
La sua ricerca è diretta al raggiungimento di tecniche sonore originali sviluppate dall’attenzione per l’aspetto percussivo della musica. Questa ricerca di nuove sonorità si concretizza bene in lavori quali Imaginary landscape e First construction (in metal) del 1939, in cui ogni regola tecnica viene superata per lasciare spazio ad un’espressione che trasforma ogni suono casuale in musica e dove la forma e l’interpretazione vengono lasciate alla libertà dell’interprete, tanto che in molte opere Cage si limita solamente a prescrivere all’esecutore diversi comportamenti legati a stati d’animo, senza preoccupazioni per i risultati sonori.
I suoi concerti in Europa nel 1954, ’57 e ’58 suscitano l’interesse delle avanguardie musicali, che vedono in Cage una presenza inquietante e una fonte di ispirazione, di stimoli e riflessione.
Per il suo universo sonoro Cage trae spunto anche dalla filosofia Zen, da lui praticata, che gli permette di raggiungere quei livelli di concentrazione dove la meditazione risulta libera da costrizioni, come la sua musica.
Il balletto diventa linfa vitale per la sua musica, grazie al lungo e fruttuoso sodalizio con il coreografo Merce Cunningham; si fa pioniere degli Happenings, forme di teatro estemporaneo che trasformavano completamente il rapporto tra spettatore e pubblico. Le idee messe in gioco sono inesauribili, come numerose sono le sue performance, definite in quegli anni “scandalose”.
I concetti di casualità e di silenzio, dai quali la musica di Cage non potrà più prescindere a partire dagli anni ’50, rappresentano i cardini della sua filosofia, non solo musicale.
Le tecniche casuali di composizione ed esecuzione lo avevano sempre attratto, ma sono l’approccio alle filosofie orientali e la lettura dell’I-Ching (il libro cinese dei cambiamenti) ad offrirgli il migliore armamentario tecnico e intellettuale per “organizzare” il caso. In Music of Changes per pianoforte, Imaginary Landscape No. 4 per 12 radio o nel Concerto For Piano And Orchestra, Cage utilizza l’I-Ching per determinare quali note suonare e la loro durata, secondo un sistema di combinazioni numeriche.
Cage va oltre la musica, e la considera parte della natura. Dire che la musica è natura e non sua imitazione umana, priva l’artista di quel potere di controllare, organizzare la natura, diretta espressione della volontà di volerla dominare. Seppellito (o stravolto in maniera irrimediabile) il concetto di arte, non ha più ragione di esistere la figura del genio romantico; l’artista ritorna uomo e ricomincia ad ascoltare la natura invece di volerla a tutti i costi dominare.
La sua mente onnivora lo porta ad affermare: tutte le persone che ho incontrato mi hanno influenzato, tutti ciò che è accaduto e che ancora accade mi influenza. Forse per tale atteggiamento verso il mondo Cage e il suo modo di concepire la musica hanno scardinato e aperto le menti di compositori di varie tendenze e ne hanno fatto un musicista perennemente nostro contemporaneo.
Brani eseguiti al Festival Milano Musica
Nocturne (02 Novembre 2013)
Seven (16 Ottobre 2013)
The Seasons (04 Novembre 2007)
Solo for Voice 27 (29 Ottobre 2007)
Solo for voice 41 (29 Ottobre 2007)
Solo for voice 15 (29 Ottobre 2007)
Solo for voice 90 (29 Ottobre 2007)
The Wonderful Widow of Eighteen Springs (29 Ottobre 2007)
Third Construction (28 Ottobre 2007)
Music of Changes III (22 Ottobre 2007)
Sonates and Interludes (21 Ottobre 2007)
Fontana Mix (18 Ottobre 2007)
Nam June Paik (18 Ottobre 2007)
34' 46.776'' (18 Ottobre 2007)
Music for Marcel Duchamp (14 Ottobre 2007)
Dream (14 Ottobre 2007)
Ryoanji (14 Ottobre 2007)
Freeman Etudes, I-XVI (08 Ottobre 2007)
Freeman Etudes, XVII-XXXII (08 Ottobre 2007)
Quartetto in quattro parti (06 Ottobre 2007)
Seven (01 Ottobre 2007)
Concerto for Prepared Piano and Chamber Orchestra (28 Settembre 2007)
Imaginary Landscape n° 3 (13 Novembre 2005)
Third Construction (13 Novembre 2005)
4 (28 Settembre 1992)
Sonatas and Interludes (15 Settembre 1992)
Brani eseguiti a Musica nel nostro tempo
Concert (25 Novembre 1984)
Amores (28 Febbraio 1982)
2nd Construction (28 Febbraio 1982)
Sonatas and Interludes (31 Gennaio 1982)
Sonatas and Interludes (31 Gennaio 1982)
The Seasons (30 Gennaio 1977)
Concerto for Prepared Piano and Chamber Orchestra (30 Gennaio 1977)